
La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.
(Mahatma Gandhi)
Oggi mi sono svegliata con questa frase in testa.
Su tutti noi imperversa la “tempesta”, impensata, imprevedibile, ormai da più di un anno.
Siamo in attesa di capire cosa succederà, come potremo uscire dalla pandemia, quale sarà l’effetto dei vaccini, dove andremo quando si potrà riprendere a viaggiare, quale spettacolo, quale concerto andremo a vedere oppure quale festa organizzeremo, non appena sarà possibile pronunciare la parola “assembramenti” senza temere contagi e ripercussioni.
E mentre il tempo scorre, la nostra vita si è come congelata, ci sembra di non fare più nulla, ci siamo messi in attesa: guardiamo al futuro aspettando solo di riprendere a fare quello che facevamo prima e, possibilmente, nello stesso modo.
Intanto, nella mia testa continuavano a girare le famose parole attribuite a Gandhi.
Le ho portate con me durante la camminata di questa mattina lungo il fiume Po.
Mi guardavo intorno. Osservavo le persone: uomini e donne che correvano, ragazzi in bici, famiglie con bambini piccoli sui passeggini. Chi portava a spasso il cane, chi pescava …
Tutti con la mascherina. Quasi tutti “distanziati“: chi da solo, chi in piccoli gruppi “famigliari”.
E poi guardavo gli alberi verdi, i prati, i fiori. Il sole. Il fiume.
Non potevo sbagliarmi. Tutto intorno a me vedevo VITA. Forse diversa da quella immaginata per il giorno di Pasquetta nel 2019, ma comunque sicuramente e decisamente VITA.
Abbiamo imparato a ballare sotto la pioggia!
Forse non ne siamo consapevoli ma, ad un certo punto della pandemia, abbiamo smesso semplicemente di aspettare che la tempesta passi e abbiamo trovato il modo di cominciare a danzare.
Certo, senza perdere di vista la tempesta, con attenzione, direi quasi con rispetto.
Ognuno con il proprio ritmo e la propria musica. Ma stiamo già ballando sotto la pioggia.
Dobbiamo solo rendercene conto.
Spesso mi stupisco di quanto l’uomo sia un animale adattabile. Ci siamo abituati a stare distanziati, a non vedere i parenti o gli amici per tempi molto lunghi. C’è chi si è abituato a stare a casa o a lavorare in cucina. Un’ottima cosa l’adattabilità, permette di sopravvivere. Per la Vita però questa a parer mio si trova ancora lontana (almeno per molti).
"Mi piace""Mi piace"
Hai certamente ragione!
Mi mancano tutte le cose che facevo pre-covid, ma soprattutto le persone. Quello che però mi capita di vedere, leggere e sentire è una generale sensazione di “immobilità emotiva”, che va oltre al distanziamento e (non so) al coprifuoco delle 22. E’ questa sensazione, che non riesco neppure a spiegarmi bene, che mi fa paura. Per questo credo che dovremmo provare a “ballare sotto la pioggia” 🙂
Grazie per avermi lasciato il tuo commento. A presto.
"Mi piace""Mi piace"
Hai ragione, abbiamo imparato a ballare sotto la pioggia! Io cerco sempre il lato positivo delle cose ma dopo un anno comincia a farsi dura, mi manca il concerto, mi manca programmare un viaggio ma mi manca semplicemente abbracciare mio nipote per esempio…quindi spero che presto torni tutto alla normalità!
"Mi piace""Mi piace"
Sì. Hai ragione! Fra alti e bassi, siamo resilienti. Ci ho pensato e più che un ritorno alla “normalità”, voglio indietro la libertà di scegliere chi abbracciare, dove andare, cosa fare … Grazie per avermi lasciato la tua opinione e a presto 🙂
"Mi piace""Mi piace"